top of page

Call for Papers

Practices of immanence

In the Italian philosophical landscape of the last twenty years there are many scholars who have identified immanence as a key concept, even if declined in different ways. For example, Esposito tries to investigate the political value of the concept of immanence (Terza persona, 2007 and Pensiero vivente, 2010), while Agamben adopts a speculative position (L’immanenza assoluta, 1996, in La potenza del pensiero, 2005). Rocco Ronchi (Il canone minore, 2017) distinguishes a “major line” of philosophy, anti-metaphysical, anthropocentric, dualist and a “minor” line: monist, immanentist, who thinks the absolute (James, Bergson, Whitehead, Deleuze, Ruyer, Simondon, Lacan). Felice Cimatti assumes instead that «the faculty of language coincides with human nature» (La vita estrinseca, 2018) and that language is what introduces dualism and transcendence into life; he then investigates whether it is possible a life which stays human and linguistic, but frees itself from the sovereign power of language. Andrea Tagliapietra (Esperienza: filosofia e storia di un’idea, 2017) addresses the question from the point of view of the “singularity”, that is, of experience invariants, which we could define as the self-affection of each living being, the fullness that an organism experiences to be the organism it is, a residual experience, which «connects us with nature and with the life of the planet, a resistance element that society is unable to control and condition».

​

The common reference for the concept of immanence is undoubtedly Deleuze. In his last text, Immanence: une vie..., we read that pure immanence « is A LIFE, and nothing else. It is not immanence to life, but the immanent that is in nothing is itself a life. A life is the immanence of immanence, absolute immanence: it is complete power, complete bliss». Despite the shared source, however, reflections can now focus on the first part of the formula, that is “immanence”, now on the second part, that is “a life”. In the first case immanence appears as always in action, it is nature, it is process; in the second, instead, it would rather be an immanence to come, to create, to invent.

​

The historical-philosophical panorama briefly outlined allows to ask some questions, with respect to which interested scholars are invited to produce their contributions:

a) What is the relationship, if there is one, between immanence and practice?
b) Are there any practices of immanence, processes of subjectivation, forms of life, which can make immanence practically testable?
c) When philosophy refers to immanence, does it necessarily become ethics?
d) Do these declinations of the concept complete its meaning, or can it be used in different ways?
e) Does the concept of immanence only concern the speculative philosophy? Or can it be used otherwise (example: philosophy of art, anthropological theory, philosophy of language, etc.)?
 

Deadline: Being processed
Contacts: Antonio Catalano a.catalano3@studenti.unisr; Giulia Guadagni guadagni.giulia@gmail.com.

Pratiche di immanenza

Nel panorama filosofico italiano degli ultimi vent’anni sono molti gli studiosi che hanno individuato nell’immanenza un concetto chiave, declinandolo in modi diversi. Esposito per esempio cerca di sostenerne il valore politico (cfr. Terza persona, 2007 e Pensiero vivente, 2010) mentre Agamben si mantiene su una pozione speculativa (cfr. L’immanenza assoluta, 1996, in La potenza del pensiero, 2005) anche se le sue opere sono lette anche al di fuori della filosofia e spesso si insiste sul loro valore politico. Rocco Ronchi distingue una «linea maggiore» della filosofia, anti-metafisica, antropocentrica, dualista (Il canone minore, 2017) e una linea «minore»: monista, immanentista, che pensa l’assoluto (James, Bergson, Whitehead, Deleuze, Ruyer, Simondon, Lacan). Felice Cimatti assume invece che «la facoltà di linguaggio coincid[a] con la natura umana» (La vita estrinseca, 2018) e che il linguaggio sia ciò che introduce nella vita il dualismo e la trascendenza; si chiede allora se sia possibile una vita ancora umana, quindi ancora linguistica, e tuttavia svincolata dal potere sovrano del linguaggio, «in completa coincidenza col mondo», una vita immanente per l’animale naturalmente trascendente che siamo. Andrea Tagliapietra (Esperienza: filosofia e storia di un’idea, 2017) affronta la questione dal punto di vista delle “singolarità”, ossia di invarianti dell’esperienza, che potremmo definire come l’auto-affezione di ciascun vivente, la pienezza che un organismo prova ad essere l’organismo che è, un’esperienza residuale, la quale «ci connette con la natura e con la vita del pianeta, un fondo di resistenza che la società non riesce a controllare e a condizionare».

​

Il riferimento comune per il concetto di immanenza è senza dubbio Deleuze. Nel suo ultimo testo, Immanence: une vie…, si legge che «la pura immanenza è UNA VITA, e nient’altro. Non è immanenza alla vita, ma l’immanente che non è in niente è una vita. Una vita è l’immanenza dell’immanenza, l’immanenza assoluta: è completa potenza, è completa beatitudine». A fronte della fonte condivisa, tuttavia, la riflessione può ora concentrarsi sulla prima parte della formula, ovvero “immanenza”, ora sulla seconda parte, ovvero “una vita”. Nel primo caso l’immanenza si presenta come già da sempre in atto, è la natura, è processo; nel secondo, invece, si tratterebbe piuttosto di un’immanenza a venire, da creare, da inventare, da soggettivare.

Il panorama storico-filosofico brevemente delineato consente di porre alcune domande, rispetto a cui gli studiosi interessati sono invitati a produrre i loro contributi:

​

a) Qual è la relazione, se c’è, tra immanenza e pratica?
b) Sono possibili pratiche dell’immanenza, processi di soggettivazione, forme-di-vita, che possano renderla concretamente esperibile?
c) Quando la filosofia fa riferimento all’immanenza diventa inevitabilmente etica?
d) Queste declinazioni del concetto ne esauriscono la portata oppure se ne possono fare usi diversi?
e) Il concetto di immanenza riguarda solo la filosofia speculativa o può essere usato anche altrimenti (ad es. filosofia dell’arte, teoria antropologica, filosofia del linguaggio, etc.)?
 

Termine ultimo di consegna: In lavorazione
Contatti: Antonio Catalano a.catalano3@studenti.unisr; Giulia Guadagni guadagni.giulia@gmail.com.

bottom of page